Fernando Santini

Dark Intervista

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    Fernando Santini



    SICE



    Polveri Sottili




    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all’Autore:

    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Gran bella domanda. Direi che ci possono essere più risposte unite però da una parola: curiosità. Il primo romanzo della serie ha presentato i membri della SICE e di ARCO e molti lettori mi hanno chiesto cosa fosse accaduto nel loro passato e come evolveranno i rapporti che li legano. In SICE Polveri sottili non fornisco tutte le risposte, ma inizio a dare delle ulteriori informazioni che consentiranno ai lettori di capire meglio i personaggi.
    La seconda declinazione della parola curiosità sia ha nel tema dell’indagine. Lo smaltimento illegale dei rifiuti è una pratica con cui siamo chiamati a confrontarci ogni giorno e credo che questo preoccupi tutti noi. Avere tra le mani una storia che affronta tale argomento dovrebbe incuriosire il lettore portandolo poi a guardare ciò che accade nella realtà con un occhio diverso.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Nella serie SICE l’innovazione è costituita da due fattori. Il primo riguarda la contrapposizione tra due visioni diverse del concetto di giustizia. Da una parte la SICE che incarna la volontà di ricercare la giustizia nel rispetto delle regole, dall’altra c’è ARCO che incarna la volontà di raggiungere la giustizia andando fuori dalle regole. Il secondo fattore innovativo è la presenza di più protagonisti, Nella serie SICE non c’è un uomo da solo nelle indagini, ci sono dei team (SICE e ARCO) ricchi di persone diverse, con pregi e difetti che richiamano i nostri. Nel solco classico dei thriller abbiamo invece una storia che parte da un crimine e ci conduce alla ricerca dei suoi colpevoli, con indagini svolte sia con mezzi moderni che con il classico pedinamento.

    ▪ Che cosa ti ha spinto a scrivere?

    Credo che il mio primo romanzo sia stata una risposta automatica ad uno stato psicologico che mi vedeva pronto per esplodere. Scrivere fu catartico e mi consentì di sfogare la mia rabbia e il mio stress. Dopo quel romanzo di esordio, la scrittura ha avuto lo scopo di farmi esprimere le mie idee, i miei pensieri, i miei valori. Nell’affrontare la serie SICE ho aggiunto un pizzico di fantasia e di pazzia: quella di mettermi al centro dell’azione vedendo i miei personaggi passarmi accanto, piangendo, ridendo, agendo.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Per lavoro mi trovo spesso a viaggiare per tutta l’Italia, usando il treno o l’auto. Durante un viaggio in autostrada ero dalle parti di Piacenza e ascoltavo la radio. I conduttori parlavano della Terra dei fuochi, in Campania. Io mi voltai a guardare la campagna che scorreva al lato della carreggiata e mi domandai se sotto quell’erba potevano essere stati nascosti dei rifiuti. Mi dissi che tutto poteva essere, bastava trovare il metodo per farlo senza essere scoperti. Di lì iniziai a costruire la storia.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    La scrittura è un’attività che si sta prendendo uno spazio sempre più ampio della mia vita. Scrivo appena posso, in treno, sulla metro, mentre guardo un film a casa, prima di andare a letto. Posso affermare che la scrittura mi cattura anche mentre guido, certamente non posso scrivere mentre sono alla guida, ma la scrittura di una storia non è solo mettere delle lettere una al fianco dell’altra, scrivere è prima di ogni altra cosa immaginare una storia, vedere una scena, ascoltare i dialoghi, tutte cose che avvengono nella mente di uno scrittore prima che lui prenda in mano una penna. Riguardo al modo in cui creo una storia, devo confessare che vado per fasi. Dapprima immagino la storia decidendo quale sia l’argomento intorno a cui farò muovere i personaggi, quindi mi immagino uno storyboard di massima che poi metto su carta. Se la storia regge in intensità e linearità, definisco i diversi capitoli che la comporranno indicando quello che faranno i personaggi. Una volta completato lo storyboard dettagliato, inizio a scrivere un capitolo dopo l’altro. Durante lo sviluppo dei diversi capitoli posso fermarmi per migliorare una scena o una situazione che mi convince poco. Questo potrebbe anche comportare una lieve variazione rispetto allo storyboard, ma laddove la variazione fosse significativa, mi fermo e rimetto mano allo storyboard prima di riprendere a scrivere il mio romanzo.
    In merito al tempo necessario per una storia… sono convinto che occorre scrivere con continuità, ma che credo che ogni storia abbia bisogno del suo giusto tempo, quindi bisogna avere costanza senza avere fretta.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Cosa porta a scegliere un romanzo? Una copertina interessante, un estratto che faccia nascere curiosità, il giudizio dei lettori, il passaparola, la conoscenza dello scrittore. Come esordiente si tratta di iniziare a scalare una montagna, ma è una salita gustosa e divertente. Personalmente ho fatto esperienza con il primo romanzo, con il secondo farò buon uso di quanto appreso in quest’ultimo anno. Quindi, condividerò brani, farò delle dirette facebook, sarò attivo nei gruppi facebook, sarò presente nelle fiere.

    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei

    Il self publishing può essere una possibilità per far conoscere i propri romanzi e il proprio modello di scrittura, credo, però, che pubblicare con una casa editrice sia molto più gratificante e possa supportare in modo migliore un autore nella propria crescita.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Devo rileggere il quarto romanzo della serie SICE (mi porto avanti con il lavoro), quindi affronterò una nuova sfida, un thriller molto brutale ambientato negli Stati Uniti (di cui sto completando lo storyboard sintetico), poi sarà la volta del quinto volume della serie SICE, che sarà un romanzo in cui amore, sangue e lacrime troveranno modo di esplodere (non posso dire altro altrimenti si tratterebbe di spoiler estremo).

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Stefano Mancini è, questa volta, il primo della lista. Lui è un professionista gentile che si diverte a far migliorare gli autori che affianca come editor. Lavorare con lui è divertente e gratificante, anche quando mi taglia delle parti del romanzo o quando mi dice di “sporcare” i miei dialoghi troppo “perfettini”. I due romanzi di SICE di cui ha curato l’editing sono molto migliorati grazie ai suoi consigli.

    Come secondi, ringrazio la mia famiglia e gli amici, che considero come una sola persona, perché devono sopportarmi e supportarmi quando scrivo, quando vado alle fiere, quando parlo dei miei romanzi. Ci vuole molta pazienza e loro ne hanno.

    In ultimo, ma il meglio è in fondo, ringrazio Francesca Pace che quando sorride come sa lei (con un la bocca, gli occhi, le mani) mi regala la sensazione di essere un autore vero. La stimo e le voglio bene perché è una persona vera, sincera, decisa. Lei è l’anima, il nervo, la struttura scheletrica della Dark Zone. Lei è la Dark Zone!
     
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0 replies since 1/12/2018, 21:53   42 views
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