Posts written by .Eleonora.

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    Pietro Tulipano



    Il Cavaliere Nero



    Dark Intervista



    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Credo che questo libro possa piacere a molti, anche tra quelli che solitamente osteggiano il genere fantasy.
    Perché, più che di una storia di fantasia, si tratta soprattutto di una storia che indaga il conflitto interiore di un uomo. È un tentativo di fare dell’esistenzialismo attraverso il fantasy.
    Gli appassionati di questo genere ritroveranno elementi tipici dello stesso, mentre gli altri potranno comunque apprezzare le tematiche di fondo del romanzo.
    Si parla di ossessione, vendetta, sete di conoscenza, di scoperta anche come liberazione e brama di possesso, del rapporto che l’uomo ha con il mistero e con tutti quei mali (fisici e psicologici) capaci di tormentarlo.
    In definitiva, è una storia che vuole indagare il dolore dell’essere umano e come viene vissuto. Il che lo rende, credo, un libro buono per tutti, specialmente per chi conosce la sofferenza.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    La risposta precedente può soddisfare in parte anche questa domanda. Nel senso che, come ho detto, il tratto fantasy di questo libro è principalmente quello di essere ambientato in un mondo immaginario. Ci sono altri elementi che lo possono ricollegare al genere, ma sono decisamente di secondo piano: creature mostruose e strane magie sono ridotte al minimo. Ho tentato di sfruttare molto invece, il simbolismo a cui il fantasy si presta particolarmente bene, dando libertà di inventare personaggi e luoghi capaci di rappresentare concetti importanti e complessi come il dolore, la verità, l’ossessione.
    Credo che la novità più importante di questo libro sia proprio questa: il voler traslare dinamiche e tematiche strettamente esistenziali e psicologiche in un genere che, quando le ha affrontate, lo ha fatto in maniera molto diversa da come ho voluto fare io.

    ▪ Che cosa ti ha spinto a scrivere?

    In questo sarò purtroppo poco originale. Credo di seguire lo stesso richiamo di ogni altro scrittore: la passione. Ed è proprio lei a guidarmi, perché la passione soddisfa sia la mente, che prova piacere, sia l’animo, che soddisfa un bisogno.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    La storia è nata per caso, per esercitarmi un po’ nella scrittura. L’idea mi piacque a tal punto che ne è uscito un libro.
    Le fonti di ispirazioni sono molteplici. In primis, credo che la mia stessa vita, in parte, lo sia stata, il che ora che ci penso giustificherebbe il perché io tenga tanto a questo libro.
    Indubbiamente ci sono state anche altre fonti di ispirazione, principalmente nella letteratura classica. Primi tra tutti, devo citare Melville e Dostoevskij.
    Il primo, con Moby Dick, mi ha cambiato la vita e, tra le tante, si occupa anche di tematiche simili al mio libro. C’è il tema di una sofferenza alienante che consuma il protagonista e c’è la Balena Bianca che simboleggia proprio quella sofferenza che lui intende combattere e con cui sente di doversi misurare.
    Anche in Delitto e Castigo ci sono alcuni punti in comune, soprattutto quello che sta alla base del romanzo: la volontà del protagonista di confrontare se stesso in rapporto a un’idea ossessiva, che per il personaggio di Dostoevskij era quella di scoprire se avesse la stessa caratura di un “Napoleone”, capace di commettere anche il male in virtù di un bene superiore.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Di solito preferisco scrivere verso la fine della giornata, nel secondo pomeriggio oppure di sera. Sono abbastanza organizzato nel metodo: penso trama e personaggi prima di iniziare a scrivere, per avere un’idea di dove indirizzarmi. Raccontare qualcosa senza conoscerne minimamente lo sviluppo mi frena, facendomi sentire un po’ perso. Ovviamente quella che preparo in anticipo è una struttura generale che lascia spazio a modifiche, correzioni e ripensamenti in corso d’opera.
    Riguardo alla scrittura vera e propria, sono abbastanza discontinuo, oscillo da periodi di inattività ad altri di totale immersione.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Tento di usare prevalentemente l’umorismo, principalmente per due ragioni. Da una parte perché credo sia più efficace un annuncio in grado di divertire rispetto a una semplice indicazione sul dove comprare cosa, dall’altra parte perché mi piace l’idea che se chiedo (come in effetti faccio) l’attenzione dei lettori, lo faccio ricambiandola con qualcosa di piacevole, capace di regalare un sorriso, piuttosto che con annunci del tutto anonimi e piatti.
    Come strumenti per adesso ho usato quasi esclusivamente i social web.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Tanti. Mi piacerebbe finire in tempi accettabili i prequel de “I quattro regni”, mio romanzo d’esordio che presto uscirà in una nuova edizione.
    Oltre a questo, anche se ancora un po’ sfumato come progetto, mi piacerebbe molto cimentarmi nel genere dei romanzi storici. La storia è un’altra mia grande passione e la studio all’università, realizzare un bel libro in cui far incontrare le mie grandi passioni per la storia e la scrittura sarebbe davvero fantastico.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Ne avrei molte di più, ma mi limiterò a quattro. Le quattro persone che hanno collaborato con me per illustrare e pubblicare questo libro.
    Grazie Francesca Pace, Stefano Mancini, Antonello Venditti e Livia De Simone. Siete stati fantastici!
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    Melissa Pratelli



    È tutto qui



    Dark Intervista



    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Perché è una storia ricca di emozioni e sentimenti. Una storia che parla di rinascita, di guarigione, di forza e di coraggio. Di forze e debolezze, di paure e incertezze. Parla di accettazione e di compromessi e, ovviamente, d’amore. Non solo amore romantico, ma anche l’amore che unisce due sorelle, due amici, due migliori amiche.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Essendo un romance, la storia ruota attorno a un rapporto d’amore che nasce e si sviluppa tra i due protagonisti, anche se in modo un po’ diverso dal solito. Come nel caso dei miei precedenti romance, cerco sempre di dare qualcosa in più rispetto la semplice storia d’amore, cerco di trasmettere un messaggio positivo, trattando tematiche più complesse. Non è perciò solo l’amore a essere protagonista, ma anche la crescita emotiva e la forza dei personaggi, che superano le proprie paure e i propri limiti.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    L’ho già detto e non mi stancherò mai di ripeterlo: scrivere è un bisogno che sento. Le parole, i personaggi, i luoghi e le emozioni, soprattutto, mi vorticano in testa quando meno me lo aspetto, “obbligandomi” a metterle nero su bianco. La scrittura, come la lettura, rappresenta un modo per evadere e vivere storie che esulano dal no-stro quotidiano. Una sorta di sogno a occhi aperti di cui ognuno di noi ha bisogno.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    La storia è parzialmente ispirata a fatti reali, per questo motivo è stato ancora più difficoltoso mettere su carta le emozioni e le parole.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Scrivo quando posso. Quando ho abbastanza tempo per mettermi al pc e riordinare le idee. A volte procedo a un ritmo regolare, altre, invece, in modo discontinuo.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    I mezzi che uso sono sempre gli stessi: blogtour, interviste, varie iniziative sui gruppi di lettura, recensioni, fiere di settore. Il fatto di essere alla quarta pubblicazione, inoltre, fa sì che io abbia già un piccolo gruppetto di lettrici che mi seguono e aspettano le mie nuove storie!

    ▪ Progetti per il futuro?

    Ne ho diversi! Prima di tutto il secondo volume (quello conclusivo) della storia di Lia e Aidan; il secondo volume della mia saga paranormal romance “I Figli di Danu” e numerosi altri progetti in cantiere tra cui due spinoff dei precedent romance e un nuovo paranormal.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Mia sorella, per essere così com’è; mio marito, perché mi sostiene sempre; tutte le mie lettrici, poiché senza di loro sarei persa.
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    Giuseppe Calzi



    Mai più senza



    Dark Intervista



    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Credo che la capacità di sognare sia una delle manifestazioni più profonde dell’inconscio umano. Perdere questa capacità cosa significa? Smarrire se stessi, finire inghiottiti da una spirale che neppure si è consapevoli possa esistere, perdersi in mille domane senza risposta. E ancora, tentare di cancellare un passato finito in un angolo buio della mente o addirittura trovarsi nell’impossibilità di tracciare un futuro. C’è qualcuno che non si è mai posto una considerazione del genere? Dentro il lato più intimo di ognuno di noi, questa è solo una delle paure più terrificanti con le quali impariamo a convivere sin dalla giovinezza.
    Mai più senza è dedicato a chi ha saputo guardare oltre, oppure ci sta provando. A chi ha saputo vedere, a chi ha saputo ritrovare qualcosa che pareva smarrito, dimenticato per sempre.
    E ancora di più, è dedicato a chi non sa neppure cosa va cercando, ma che sente la necessità di trovare quei segni che hanno la capacità di rinnovare una persona. A chi ha perso qualcosa, a chi ha perso qualcuno; a chi crede che avendo perso qualcosa o qualcuno, tutto sia svanito, finito per sempre. A chi lotta in silenzio, convinto che non vi possa essere una vittoria, convinto che il futuro sia un cancello chiuso. A tutti quelli che hanno vinto ma anche, e soprattutto, a chi purtroppo ha gettato la spugna.
    È dedicato a coloro che vivono con la speranza rinchiusa in un angolo buio e lontano, sigillata in un vecchio scatolone logoro, da qualche parte della propria mente.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Non parlo mai esplicitamente di depressione, ma il concetto è sempre lì, appena dietro l’angolo. Credo che affrontare qualcosa di simile attraverso il genere horror sia qualcosa di diverso, di particolare. E di affascinante. Non ho la presunzione di portare all’attenzione del lettore la parola innovazione, solo cerco di mettere assieme un punto di vista introspettivo che non rientri in canoni standard e preconfezionati. Di contro, gli elementi di continuità con il genere sono tantissimi. E quando parlo di genere horror mi riferisco a quei testi che sanno trasformare le incertezze della vita quotidiana in paure profonde. Niente sangue, nessuna morte violenta. No. E’ per questo che mi piace dare anche la definizione di thriller psicologico a opere horror come la mia.

    ▪ Che cosa ti ha spinto a scrivere?

    Scrivere è una spinta che, almeno nel mio caso, è scaturita forte e prepotente da un momento all’altro. Inutile sottolineare come la scrittura sia una diretta conseguenza della lettura. Per alcuni, scrittura e lettura diventano complementari, due facce di un’unica medaglia. Mentirei se dicessi che ho iniziato a scrivere solo perché ho molte cose da dire, perché mettere nero su bianco le fantasie di un bambino che amava sognare mi dà piacere, perché sento il bisogno di evadere dalle forzature della quotidianità. Tutte cose vere, verissime. Ma se nella mia vita non mi fosse capitato di leggere un racconto di Stephen King, forse ora non sarei qui. Si tratta di “Finestra segreta, giardino segreto” della raccolta “Quattro dopo mezzanotte”. Chiusa l’ultima pagina ho sentito l’impellente bisogno di provarci.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Le fonti di ispirazione… La vita di tutti i giorni, l’attenta osservazione dei comportamenti delle persone, le domande che spesso ci fanno paura e che quindi preferiamo dimenticare, o fingere di dimenticare. Ecco da dove attingo per tutte le mie storie. Persone e pensieri del quotidiano. Quale è la variabile che fa partire per la tangente un rispettabilissimo uomo di mezza età che conduce una vita all’apparenza soddisfacente? Perché mai si tende a chiudere a chiave nei recessi della memoria piccoli fatti del passato, se davvero si ritiene che siano privi di valore? Ammetto poi che in Mai più senza c’è parte di me e delle mie esperienze.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Quando scrivo? Sempre, appena mi si presenta l’occasione. In altre parole, ogni attimo della vita quotidiana mi fornisce elementi nuovi e prospettive che potrei provare a inserire o trattare nei miei lavori. Quindi, è come se scrivessi sempre. Da un punto di vista puramente logistico e organizzativo mi impongo di dedicare ogni giorno almeno un’ora alla scrittura e altrettanto alla lettura. Deve essere un lavoro continuativo, perché scrivere “a strappi” , per come la vedo io, è una pessima strategia. In fase di editing dell’opera sono evidenti i punti in cui ci sono state discontinuità nella scrittura: molte ripetizioni di concetti, imprecisioni e incoerenze, errori banali che altrimenti non si commetterebbero. Fino a qualche tempo fa, scrivevo con il classico metodo della matita e del foglio di carta, salvo poi trascrivere a pc il manoscritto vero e proprio. E’ un ottimo metodo, soprattutto quando si è alle “prime armi” , perché così facendo si può già intervenire con una primissima fase di revisione. Poco alla volta, con l’esperienza e l’allenamento, sono passato alla scrittura diretta attraverso il pc. Mai più senza è un’opera vecchio stile, concepita e nata matita alla mano.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Purtroppo, nel contesto italiano lo spazio dedicato agli autori esordienti è davvero imbarazzante. Lo scouting è qualcosa di ignoto, se non addirittura avverso nell’ambiente degli addetti ai lavori. Me ne sono reso conto da subito. Per fortuna, esistono poi isole felici, come nel caso di Dark Zone Edizioni. Ma anche per Peter Pan, sopravvivere sull’Isola che non c’è, all’interno di un mondo letterario come quello nostrano, è qualcosa di complicato. Per questi motivi, la mia scelta principale si è orientata sul caro vecchio “passa parola”, partendo in sostanza dal territorio. Avvicinare potenziali lettori attraverso presentazioni mirate significa costruire una base attraverso la quale cercare di crescere e farsi conoscere. Da questo punto di vista non devono essere trascurati i contatti con le librerie, le scuole e le biblioteche. Da una decina di anni, è diventato poi indispensabile curare la propria immagine attraverso i principali social network.

    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei

    Prima di pubblicare con Dark Zone Edizioni ho seguito il percorso del self publishing. Nonostante qualche proposta editoriale, un paio di anni fa decisi di provare questa strada, facendo una scelta “di pancia”, quindi senza una motivazione vera e propria. Pur arrivando alla conclusione che il self publishing è un vicolo a fondo chiuso, ammetto di aver imparato qualcosa di positivo dall’esperienza.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Parecchi direi. Tanto per cominciare, con Dark Zone Edizioni abbiamo in cantiere un secondo romanzo. Nel frattempo ho appena terminato la stesura del terzo romanzo e nel cassetto ci sono un paio di racconti brevi che, chissà, in un futuro potrebbero confluire in una raccolta più o meno corposa. Sempre con i colleghi e amici di Dark Zone stiamo lavorando (divertendoci un mondo) alla rubrica periodica #CuriosandoConDZ, all’interno della quale proponiamo curiosità, ricorrenze e chicche legate al mondo della letteratura. Parallelamente, scrivo brevi articoli su riviste di design e architettura per un’azienda di prodotti legati all’arredo urbano della bergamasca.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Alessia, mia moglie, è di certo la prima. Mi rimangono solo due nomi? Impossibile, quindi facciamo uno strappo alla regola e cito Davide, Veronica, Angela e Francesca.
    Non dimentichiamoci di Mila. Non è una persona, ma è un’amica speciale, tanto da avere un suo valore in Mai più senza.
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    Daniela Ruggero



    NECTUNIA



    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all'Autrice:

    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Vorrei che Nectunia fosse letto da molte donne perché è nella loro forza che si basa la ribellione e la rinascita.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Il distopico è un genere abbastanza complesso e con sfumature talvolta drammatiche per cui ho tentato di orientarmi su ciò che il genere richiede. Innovativo? Un POV alternato di donne.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    Mio figlio, volevo scrivere una storia per lui.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Ho visto Hunger games e ho pensato che fosse geniale, volevo creare anche io una storia in cui le donne potessero essere il perno della rinascita.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Scrivo sempre, ovunque e comunque. Scrivo più romanzi in contemporanea perché mi annoio altrimenti. Ho bisogno di due generi diametralmente opposti per “funzionare”. Sto iniziando a introdurre una sorta di time line, non garantisco nulla.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Io contatto i blog. Le blogger sono molto disponibili e sempre ben disposte a dare una mano agli autori. Contatto riviste, radio e promuovo una sorta di pubblicità a pagamento sui social.

    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei

    Perché serve per crescere.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Tantissimi… Troppi. Voglio chiudere la saga dark fantasy\paranormal romace de I GUARDIANI DEGLI INFERI con la raccolta di racconto e uno spin off. Ho un progetto dark romance da portare avanti iniziato con DUST. Nectunia vedrà il suo secondo volume e sto lavorando per un audio libro.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Francesca Pace per tutto ciò che è. Per la grinta e la passione, per l’amore che mette nel suo lavoro. Per la sua amicizia genuina e sincera.
    Stefano Mancini per il lavoro svolto, la sua professionalità e la pazienza. Lui è sempre reperibile come un chirurgo.
    La grande e preziosa Livia De Simone per aver creato una cover da urlo.
    E scusate ma io VOGLIO ringraziare anche Giacomo Ferraiuolo perché è fondamentale per me e per tutti gli autori della DarkZone. Senza di lui saremmo persi.
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    Liliana Marchesi



    Lacrime di Cera



    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all'Autrice:

    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Perché racconta una storia in cui il messaggio principale è “Mai perdere la speranza”. E noi tutti sappiamo bene quanto di questi tempi la speranza sia messa a dura prova. Oggigiorno bisognerebbe ripetersi questa frase almeno dieci volte prima di fare colazione.
    E poi, motivo in più che potrebbe spingere una Lettrice a tuffarsi nelle pagine di “Lacrime di Cera” è la presenza di una storia d’amore combattuta in cui non mancano momenti di vera passione.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Questa domanda cade giusto a fagiolo, perché vedi... in “Lacrime di Cera”, in seguito alla crisi economica che ha causato un profondo cambiamento nell’assetto politico-sociale dell’intero pianeta, si è venuto a creare un nuovo Impero Sovrano, in cui sono state riportate in auge le usanze e i costumi del lontano ‘800. Mentre per quanto riguarda il genere, beh, siamo di fronte a un Distopico Post-Apocalittico che ne rispetta le basi per essere nominato tale, ma di fatto io cerco sempre di cercare un piglio di originalità nei miei scritti, attingendo a volte anche a sfumature che potrebbero appartenere principalmente a generi completamenti diversi.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    Che cosa ti impone di respirare? La necessità. La sopravvivenza. Ci sono persone che nascono per vivere in mezzo alla natura e che amano prendersene cura. Io sono nata per immaginare storie e scriverle su carta. Quando lo faccio sento di essere al mio posto, di esprimere me stessa. Perciò non potrei mai farne a meno.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Una cosa che mi piace moltissimo quando invento una storia, è prendere spunto da vecchie dicerie e riscriverle a modo mio. Nel caso di “Lacrime di Cera” è stata la visione di un documentario a darmi l’imput per questa storia, ma non posso rivelarvi il contenuto del documentario. Rischierei di rovinarvi la lettura del romanzo.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Con due bambini piccoli e un lavoro a tempo pieno (più alcune rubriche che curo per diffondere il virus della Distopia), riuscire a trovare il tempo per scrivere è un’impresa titanica! Ma quando si desidera con tutto il cuore fare una cosa... quindi direi che scrivo appena ho due minuti liberi. Solitamente quando mi cimento in un nuovo progetto, inizialmente ho ben chiari i punti fondamentali che verranno toccati, poi durante la stesura mi piace lasciarmi trasportare anche un po’ alla deriva dai personaggi e dalle loro emozioni.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Oggigiorno i social sono fondamentali per la promozione. Fin dal mio primo romanzo ho cercato di offrire ai Lettori un prodotto (passatemi il termine, anche se è orribile) completo. Quindi ho imparato a utilizzare programmi di grafica, montaggio video, gestione website e mi sono data da fare.
    Poi con il tempo ho avuto la fortuna di instaurare dei bellissimi rapporti con amanti della lettura come me, che mi hanno letta e apprezzata, e che hanno diffuso i miei titoli attraverso i loro Blog Letterari.

    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei

    Perché quando scrissi il mio primo romanzo il Self publishing era agli arbori. Per darvi un’idea... gli ebook erano visti come un abominio. E proprio per questo motivo ho faticato molto a ricrearmi un piccolo spazio nel vasto oceano dell’editoria. Ma la mia voglia di fare e di mettermi in gioco hanno avuto la meglio, quindi sono saltata a bordo di questa nave sconosciuta e ho navigato. Senza mai fermarmi.

    ▪ Progetti per il futuro?

    In primis riuscire a mettere i bambini a letto (entrambi) entro un orario che mi permetta di chiudermi nel mio studio a lavorare! Poi per quanto riguarda progetti librosi, ho due romanzi che scalpitano per essere ultimati. Si tratta di due storie autoconclusive, “E17”, un Distopico adrenalinico e forse anche un pochino claustrofobico per certi versi, e “L’abisso di Anime” , un Distopico Post-Apocalittico che ha come protagoniste... le sirene!

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Solo tre? Davvero? Dunque, in primis mio marito. Perché ha visto nascere la donna che sono oggi, perché mi ama, perché mi sopporta e perché... tanti perché.
    E poi i miei bambini. Perché sebbene io scriva principalmente per loro, per fare in modo che un domani possano sempre ritrovare la loro mamma fra le pagine dei suoi romanzi, lascio che la scrittura porti via del tempo in più che potrei dedicare a loro. E questo mi dispiace. (Si sa che le mamme tendono a sentirsi sempre in colpa... anche quando non dovrebbero).
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    Paolo Fumagalli



    Bucaneve nel regno sotterraneo



    Dark Intervista



    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Lo consiglio prima di tutto alle persone che amano Lewis Carroll o Tim Burton o entrambi, e anche a tutti i lettori che sono alla ricerca di una storia fuori dagli schemi e dai generi. Si tratta di un libro dalle atmosfere gotiche e horror, ma in realtà è sempre divertente, pieno di battute e situazioni surreali, basato sulla bizzarria piuttosto che sulla paura. È adatto sia agli adulti che ai ragazzi, a chiunque apprezzi un immaginario macabro ma spiritoso.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Non saprei collocare il romanzo in un genere preciso, a dire il vero. È una storia fantastica, oscura e al tempo stesso buffa, ma non la definirei fantasy in senso stretto e nemmeno letteratura esclusivamente per ragazzi. La inserirei nel filone che comprende le fiabe, i libri di Carroll su Alice, le avventure nel mondo di Oz. Riprende la tradizione di questo tipo di storie, ma lo fa a modo proprio, mischiando i vari elementi e dando a tutto una patina gotica.

    ▪ Che cosa ti ha spinto a scrivere?

    La letteratura è la mia passione e l’oggetto dei miei studi universitari, la scrittura è ciò che so fare meglio e che mi fa sentire bene, perché mi permette di realizzare qualcosa di valore, che potrebbe piacere anche ad altre persone. È un modo per far provare agli altri quello che tanti bravi scrittori hanno regalato a me, per fornire spunti di riflessione, occasioni di divertimento, emozioni, voli di fantasia. È una forma e un mezzo di comunicazione: invece di creare barriere apre porte che mettono in contatto realtà diverse.
    Ho scritto diversi romanzi e racconti, negli ultimi anni sono riuscito a pubblicarne al-cuni e spero di non fermarmi. Scrivere ed essere letto sono cose che mi rendono feli-ce, ecco perché le faccio.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    In questo caso particolare, il mio libro è nato dall’amore per altri due: “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Attraverso lo Specchio”. Volevo raccontare una storia simile a quelle narrate da Carroll, ma che fosse anche personale e basata sul mio amore per la letteratura gotica e horror. Volevo unire il divertimento surreale di Alice con le atmosfere macabre e gentili di “Nightmare Before Christmas” o “La sposa cadavere”, senza usare personaggi già noti ma inventandone di nuovi.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Mi dedico alla scrittura ogni giorno. Non sempre scrivendo un’opera nuova, magari rileggendone una conclusa, facendo correzioni, preparando le nuove uscite insieme agli editori, facendo promozione ai libri già pubblicati. Il mio modo di lavorare come autore è organizzato e continuo.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Cerco di sfruttare tutte le possibilità, sia quelle offerte dai social media e da internet sia quelle legate a un contatto più fisico con i lettori. Mi piacciono le interviste, le presentazioni, questo genere di cose. La cosa più bella che posso fare con i miei libri è scriverli, ma anche parlarne è interessante e dà soddisfazioni. A marzo, ad esempio, ho fatto un incontro con una classe di scuola media che aveva letto il mio romanzo fantasy “Scaccianeve” e mi sono divertito molto a parlare con ragazzi così giovani, a sentire le loro domande. Dopo un’ora e mezza la campanella ci ha fermato, ma per me il tempo era davvero volato, senza un attimo di noia.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Ho nel cassetto libri che aspettano di essere pubblicati, nella testa storie che chiedono di essere scritte. Spero di riuscire a continuare come sto facendo, migliorando in continuazione e cercando di raggiungere un pubblico sempre più vasto. Mi sento come se l’avventura fosse appena iniziata, se i lettori mi seguiranno vedranno che il meglio deve ancora arrivare.


    ▪ Tre persone da ringraziare

    Mia madre e mio fratello sono stati i miei primi lettori, come sempre, e per questo li ringrazio. La mia amica Paola mi ha aiutato con la traduzione dei versi di Lewis Carroll che ho messo come citazione all’inizio del libro, quindi grazie anche a lei. Infine ovviamente devo ringraziare lo staff della casa editrice, che ha lavorato insieme a me per offrire il romanzo al pubblico.
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    Giuseppe Chiodi



    Cuore di tufo



    Dark Intervista



    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Perché è coinvolgente. Di questo sono sicuro. E l’ho scritto per lasciare qualcosa. Non sarà la classica lettura scialba e vuota, né noiosa e intellettualoide. Ho scritto il tipo di libro che amo leggere: Universale, cioè accessibile, scorrevole e dal ritmo serrato; Ricco, cioè pieno di dettagli ambientali, culturali, psicologici.
    Modesto, eh? Che dovrei dire? Sono l’autore!

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Cuore di Tufo è stato definito «troppo originale» da un altro editore, e me ne fregio (citando Petrolini). Si tratta di un Dark fantasy con elementi Urban/New weird in cui i miti popolari e il folklore occulto napoletano sono raccontati, per la prima volta, in chiave moderna. Cioè cruda, realistica, avvincente. È una modalità inedita per tale soggetto. In particolare, la figura della Bella ‘Mbriana non è mai stata oggetto della narrativa contemporanea, che io sappia.
    Gli elementi tradizionali, invece, risiedono nella struttura mitica che sottostà al romanzo, un tipico viaggio dell’eroe nel Mondo straordinario dell’inconscio e, parallelamente, della fiaba. Inoltre, il fantasy che pesca dalla cultura italiana si sta affermando da alcuni anni, ormai, sul solco della ripresa delle nostre peculiarità. È il caso, per esempio, dei romanzi di Luca Tarenzi, ŠRDN - Dal bronzo e dalla tenebra di Andrea Atzori eccetera.

    ▪ Che cosa ti ha spinto a scrivere?

    Alcune letture che feci da ragazzo, senza dubbio. Pensai che avrei voluto emozionare le persone allo stesso modo. Cambiarle, come quelle letture cambiarono me.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    La storia è nata dalla mia voglia di raccontare una realtà. Il fatalismo. Il senso di smarrimento. E i mezzi attraverso i quali superarlo, che sono tutt’intorno a noi. Occorre realizzare che non siamo soli, che non siamo soltanto individui. Siamo parte di qualcosa di grande in cui tutto è collegato.
    Napoli, la mia città. Le sue leggende assurde e numerosissime, che ancora oggi la animano. L’Italia, che amo da morire, nelle sue infinite declinazioni culturali. Ma anche Sonia, la figlia di Pietro, ovvero ciò che abbiamo fatto con le nostre mani. Volevo parlare di radici e di azione: le fondamenta, secondo me, per realizzarsi.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Scrivo ogni giorno, al computer. Ho la mia routine. Sto scrivendo il mio quinto romanzo, al momento; se fossi andato con la corrente avrei a stento finito il secondo. Sono lento, lento, lento e pignolo, perciò ho bisogno di calma e costanza. Il primo romanzo lo scrissi di getto e fu un disastro. Era il primo romanzo, però. Un editor a cui lo inviai lo cassò e mi riempì d’insulti. Meritati, aggiungo.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Ho appena iniziato! Comunque, al momento ho un blog, Immersività, in cui posto articoli sul mondo letterario e scrittevole e che conto di usare come trampolino di lancio. Seguirà una pagina Facebook dedicata e un palinsesto. Nella vita reale, invece, faccio quello che posso. Credo che “allearsi” con associazioni e realtà letterarie della propria zona sia molto utile in questo senso. Farò, ovviamente, delle presentazioni del libro nella mia città.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Come detto, sto scrivendo il mio quinto romanzo. Cuore di Tufo è il terzo; il quarto è “in trattativa” con alcuni editori. Il secondo e il primo sono, invece, fuori dai giochi. Continuerò a scrivere e a espandere la mia presenza online attraverso la mia piattaforma, oltre che a partecipare a eventi nella vita reale.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    La mia ragazza, che mi ha sempre supportato e aiutato in tutti i modi. Una Santa. I miei familiari. E poi me.
  8. .

    Olimpia E. Petruzzella



    Il peso delle parole



    Dark Intervista



    Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Ciao! Innanzitutto grazie per questa intervista! Perché dovrebbero leggermi? Perché le storie che racconto sono storie di tutti i giorni (o quasi). Perché ci si può riconoscere. Perché Diana, la protagonista, potrebbe essere la vostra migliore amica, la vostra vicina di casa, la persona in fila dietro di voi alla cassa del supermercato… Potrebbe persino essere voi. E lo stesso discorso vale per gli altri personaggi.
    Inoltre, indago molto le relazioni interpersonali e, per questo, il mio libro è composto dalle storie di sei personaggi, che si intrecciano. E sviluppo anche rapporti di coppia ancora poco esplorati e poco pubblicizzati dalla narrativa italiana contemporanea, come la coppia omosessuale sposata.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Elementi di continuità sono sicuramente i temi cardine del romanzo, ovvero l’amicizia e l’amore, l’uso di alcuni cliché (che cerco però di reinterpretare in qualche modo) e lo spazio dedicato a ciascun personaggio: trattandosi di un romanzo corale, nessuno prevalica troppo sugli altri, nemmeno Diana, che identifico come protagonista perché collega tutte le altre storyline.
    L’innovazione nella mia storia è – credo – nei dialoghi, che sono poco edulcorati perché vogliono essere realistici e, quindi, riflettere quello che è il linguaggio utilizzato nel parlato negli ultimi anni.
    Inoltre non molto comune è anche il modo in cui affronto il tema dell’omosessualità. Di solito, da quello che vedo, nella narrativa contemporanea viene o inserito in maniera marginale per “fare rappresentazione” – quasi come se fosse un obbligo –, o in pubblicazioni che trattano solo quella tematica e che diventano, proprio per questo, settoriali.
    Io l’ho inserito in una storia complessiva, in cui ci sono anche altri tipi di relazioni amorose, e ho deciso di affrontarlo senza parlare di coming out o di discriminazione, ma piuttosto mettendo in luce la quotidianità e quindi la normalità di questo tipo di rapporto.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    Ho iniziato a scrivere intorno ai 6-7 anni perché volevo essere Jo di Piccole Donne e quindi fare quello che faceva lei. Portavo i capelli corti, correvo veloce, leggevo tanto e scrivevo.
    È stato poi durante l’adolescenza che ho iniziato a sentire il bisogno di scrivere seriamente, di dar vita a personaggi e storie. Credo che mi abbia spinta un profondo disagio che sentivo in quel periodo, specie quando ero in classe, e che mi faceva desiderare di vivere altre vite, di trovarmi in altri posti.
    Certo, i libri che leggevo già mi davano in parte tutto questo, ma non mi bastava essere solo una spettatrice, volevo anche essere parte attiva di questo processo. E così mi ritagliavo un po’ di tempo per scrivere, nonostante i compiti, il violino, le letture e la vita sociale.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    La storia è nata dalla voglia di raccontare il rapporto tra un uomo e una donna che si trovano a dividere una casa come coinquilini. L’intenzione era quella di mettere in luce come può esserci solo un’amicizia anche tra due persone del sesso opposto, senza nessuna implicazione di tipo romantico o sessuale. Nonostante si possano verificare anche situazioni da “cliché romantico”.
    Devo ammettere che poi la storia è cambiata in corso d’opera ed è diventata più complessa di così, però questo aspetto è comunque rimasto nei personaggi di Sean e Vanessa.
    Fonti di ispirazioni sono stati sicuramente i libri corali con cui sono cresciuta, come Piccole donne, ad esempio, e i libri di Jane Austen, in cui c’è una profonda analisi dell’animo umano e delle relazione interpersonali.
    Poi, nonostante non sia un giallo, ho comunque tratto ispirazione dal personaggio di Sherlock Holmes e dalla serie tv Sherlock: in modo particolare, dal modo in cui Steven Moffat e Mark Gatiss raccontano le loro storie.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Sono molto organizzata per quanto riguarda la gestione della storia, mentre per la scrittura in sé sono più discontinua. In realtà ci provo a darmi degli orari, ma finisce quasi sempre che in quei momenti scrivo solo un rigo e poi magari due ore dopo scrivo un’intera scena.
    Comunque ormai scrivo tutti i giorni, anche se non sempre narrativa.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi – per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Questo è il mio primo romanzo e mi sto iniziando a muovere adesso per pubblicizzarlo. Cerco di essere molto attiva su Facebook e Instagram, di partecipare alle attività sui gruppi dedicati ai libri e agli autori emergenti, non solo “spammando” il romanzo, ma anche partecipando alle discussioni e facendomi conoscere come persona.
    Inoltre, su Wattpad sta uscendo una serie di 6 racconti dedicati ai 6 personaggi principali del romanzo. La lettura di questi racconti non è essenziale per capire la storia del romanzo, sono un di più, un regalo che ho voluto fare ai miei potenziali lettori, sperando anche che si affezionino a questi personaggi e si incuriosiscano tanto da voler poi leggere il romanzo.
    Poi propongo estratti, aesthetic dei personaggi, card del romanzo (questi ultimi realizzati dalla bravissima Donatella Ceglie!) per cercare di stuzzicare la curiosità.

    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei

    Non ho scelto il self non perché sia contraria (anzi, ritengo che sia una validissima scelta quando fatta con cognizione di causa!), ma perché non la ritengo, almeno per il momento (sono del parere che “mai dire mai”), la strada adatta a me.
    Tra l’altro la mia fortuna è di aver incontrato sul mio cammino la Dark Zone, giovane e dinamica casa editrice, che non ha paura di niente e non si ferma mai! Potevo non rivolgermi a loro, quindi? Ho mandato il mio romanzo in valutazione e ancora non ho superato l’emozione dell’aver ricevuto una risposta positiva!

    ▪ Progetti per il futuro?

    Al momento sto riscrivendo quello che era il mio primo romanzo, cercando di renderlo pubblicabile. Vi anticipo solo che si tratta di un romance. Poi sto lavorando a una sitcom con una mia collega e a una text!story (ovvero una storia fatta solo di messaggi) con una cara amica.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Solo tre? Questa è la domanda più difficile! Sicuramente Lucia, che ha vissuto questa storia insieme a me. Non a caso la definisco la madrina de Il Peso delle Parole.
    Stefano Mancini, che ha scelto la mia storia e mi ha davvero supportato fin dall’inizio. L’editing con lui, poi, è stata un’esperienza meravigliosa!
    E poi, ovviamente, ‘mamma Dark’, Francesca Pace, perché non sarei qui se lei non avesse avuto la forza di creare la Dark Zone!
  9. .

    Alastor Maverick & L.A. Mely



    Steambros Investigations


    L'anatema dei Gover



    Dark Intervista



    Lasciamo la parola agli autori:

    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il vostro libro?

    Alastor Maverick e L.A. Mely: La saga #SteambrosInvestigations ha una protagonista femminile molto anacronistica, per il contesto in cui si muove. Siamo in epoca vittoriana, quando le donne sono spesso raffigurate come ricamatrici placide e molto poco considerate nelle decisioni importanti. Melinda no. Melinda, è la vendicatrice delle donne, forzatamente, di contorno. Entrambi i nostri protagonisti sapranno coinvolgere e appassionare il lettore, ma se mi parlate di “lettrice” credo che se una lettrice vuole vivere un’avventura appassionante, rivedendosi in un protagonista, Melinda è quello che sta cercando. Melinda non ha mezze misure: O la ami o la odi. Per tutto il resto c’è il fascino colto e intelligente di Nicholas. Inoltre, in questo secondo episodio, entrano in campo tanti nuovi personaggi. Ce n’è davvero per tutti i gusti.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Alastor Maverick: Di innovativo posso dire che c’è appunto il genere. Sono pochi gli autori che si sono cimentati in un romanzo giallo in chiave steampunk. Se consideriamo che la maggior parte di questi sono stranieri o disegnatori di fumetti possiamo dire quasi di essere i precursori del genere in Italia. Che poi questa scelta sia stata “smart” o meno sarà il tempo a dircelo. Nonostante il genere che di per sé tende a descrivere un futuro “diverso” siamo stati molto attenti a non sconvolgere le tradizioni dei luoghi di cui raccontiamo.
    L.A. Mely: Il genere da noi trattato è lo Steampunk che tecnicamente è un sottogruppo tra il fantasy e il fantascientifico. Di continuativo c’è che i fratelli Hoyt riprendono esattamente dal punto in cui li avevamo lasciati e lo faranno in una nuova avventura con molto più steampunk perché, come avevamo promesso, il livello salirà di episodio in episodio. Pronti a partire?

    ▪ Che cosa vi ha spinti a scrivere?

    Alastor Maverick: Scrivere è un impulso che si coltiva fin da piccoli. Già alle scuole elementari si comincia a prendere familiarità con la scrittura svolgendo piccoli temi o racconti. La domanda giusta secondo me è cosa ci spinge a condividere quello che scriviamo con le altre persone. In prima battuta penso che sia la necessità di essere ascoltati. In secondo luogo sempre la necessità di sapere che qualcuno è già passato attraverso le emozioni di cui narriamo e che di conseguenza non siamo soli. Oltre a questo ma non meno importante è la speranza di essere di aiuto. Di raccontare queste esperienze a chi ancora ci deve passare.
    L.A. Mely: Ogni volta che mi viene posta questa domanda mi ritrovo, con la mente, a tornare indietro di 30 anni. Quanti di voi, da bambini, si sono ritrovati un libro tra le mani con l’aspettativa di partire per un viaggio e, alla fine, sono rimasti delusi o perché la storia non era come ci si aspettava o perché ci è stato impossibile rivederci nel protagonista? Ai miei tempi i protagonisti erano tutti maschi. Le poche femmine esistenti erano svenevoli donnette con molto poca voglia di avventure. Ho deciso di scrivermele da sola, quelle avventure. Scrivere, per me, è stato anche un modo per comunicare. Una sfida con me stessa. Affrontare la dislessia scrivendo. Usare la scrittura per comunicare al mondo le mie emozioni e i miei pensieri…Ed eccomi qui.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Alastor Maverick e L.A. Mely: Tutto è cominciato di fronte a un episodio di Sherlock, il telefilm con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman. Eravamo ciascuno a casa propria, in collegamento su messenger, quando l’idea di provare a scrivere qualche cosa a 4 mani (che meditavamo da settimane) ha preso forma. Alastor è un appassionato di Steampunk da diverso tempo e l’idea di muovere il noto investigatore, di Sir Arthur Conan Doyle, in un contesto temporale differente ci ha fatto pensare che forse c’era della carne buona da mettere al fuoco. L’idea successiva è stata quella di regalare a qualunque lettore un protagonista in cui provare a ritrovarsi… da qui l’idea di un fratello e una sorella. Possiamo quindi dire, in breve, che la storia è nata da una tranquilla serata di fronte alla tv e le fonti ispiratrici sono state le creature meravigliose che si muovono nel mondo Steampunk e nella loro Londra Vittoriana alternativa.

    ▪ Quando scrivete? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Alastor Maverick e L.A. Mely: In genere tendiamo a scrivere quando l’ispirazione arriva, se abbiamo modo di fermarci e farlo. Il problema è che, spesso, le idee arriva-no quando non abbiamo modo di scrivere e qualche cosa va inevitabilmente perduto. Il momento in cui L.A. Mely riesce a concentrarsi meglio è la notte e quando scrivi a 4 mani con una persona normale come Alastor, che di notte dorme, è un po’ un pro-blema. Scherzi a parte il bello del nostro 4 mani è proprio questo. Lui è quello preci-so, quadrato e organizzato. Lei è quella casinara con le scene che arrivano in testa a ondate prive di preavviso e controllo. Lui porta ordine nel caos e lei porta un uragano nella pace. Connubio lavorativo perfetto che produce la giusta adrenalina per non fermarsi mai.

    ▪ Quali strategie avete adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti avete usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei vostri potenziali lettori?

    Alastor Maverick e L.A. Mely: Questo primo anno in Dark Zone, con il lancio e la promozione del precedente volume della saga, abbiamo imparato che esistono tantissimi modi per arrivare ai potenziali lettori ma che, inevitabilmente, ogni opzione è un’arma a doppio taglio. Presentare l’opera in blog, gruppi e pagine è un ottimo trampolino ma bisogna sempre farlo con rispetto e le giuste tempistiche. Essere troppo pressanti e ripetitivi fa solo sì che si ottenga l’intento inverso, risultando odiosi e facendo scappare la gente. Bisogna incuriosire, variare, divertire, affascinare. La Dark Zone è stata un’ottima insegnate. Grazie al suo staff abbiamo capito come muoverci e da lì abbiamo cominciato a sperimentare per trovare il giusto modo per far arrivare Steambros nelle case di tanti meravigliosi lettori che ringraziamo immensamente.

    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo siete

    Alastor Maverick e L.A. Mely: Anche per questo secondo romanzo abbiamo preferito il prezioso appoggio della Dark Zone. Con il primo ci siamo trovati benissimo e quando l’esperienza è positiva “squadra che vince non si cambia”. Le uniche cose che abbiamo pubblicato self sono due estratti brevi gratuiti sempre appartenenti alla saga ma non crediamo possa definirsi una vera e propria self publishing perché è a costo zero.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Alastor Maverick e L.A. Mely: Il terzo volume è già in lavorazione e finito quello ci sono diversi altri progetti in cantiere. Vogliamo espandere il mondo di SteamBros Investigations, ma non solo. Tra vampiri millenari, fiabe per bambini e altre avventure fantasy direi che ne abbiamo almeno fino al 2036. Se Dark Zone continua a credere in noi faremo l’impossibile per non deluderla.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Alastor Maverick e L.A. Mely: più che tre persone abbiamo tre categorie:
    - Le nostre famiglie, che comprendono i genitori e di conseguenza anche i cari dell’altro/altra.
    - La Dark Zone, con in primis Francesca Pace e tutto lo Staff che ha creduto in noi e poi, in questo anno di collaborazione, ci ha aiutati, sostenuti e insegnato a muoverci e lavorare.
    - Tutti i lettori che ci hanno seguiti con il primo volume, e speriamo di non deludere con il secondo, e che ci seguiranno d’ora in poi. dei Gover.
  10. .

    Rob Himmel



    IL TEMPO DEI MEZZOSANGUE
    1- L'Ascesa della Chimera



    Sinossi

    Alak ed Ethan, due monaci dal carattere opposto, sono scelti per rispondere all’appello del sovrano di Kernak e contrastare una minaccia imprevista e terribile. Intanto Jandar, giovane stregone, si cimenta in un duro addestramento per conoscere il suo potere e capire il proprio ruolo nel mondo. Il suo intervento, infatti, sembra indispensabile nel momento in cui l’Imperatore Kedrax si prepara a conquistare l’intero continente, aiutato dalla maga Lenara, a cui affida anche un incarico più pericoloso e segreto: reclutare sei individui dalle abilità uniche, necessari per compiere ciò che nessuno ha mai fatto prima…

    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all'Autore:

    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Il tempo dei mezzosangue porta in campo un mondo apparentemente tradizionale (nel fantasy) ma poi si discosterà con elementi completamente suoi, soprattutto in personaggi che si rovesceranno ed evolveranno in una trama costruita su più binari. Quello che darà la sensazione di già visto invece poi risulterà completamente diverso, tra visioni, predizioni e profezie che si contrasteranno tra loro, ma allo stesso tempo si piegheranno al libero arbitrio, oppure alle ardite manipolazioni di altri personaggi. Insomma, la domanda è: perché una lettrice non dovrebbe leggere il mio libro? Be’ a questo rispondete voi AHAHAH

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Gli elementi di continuità solo l’atmosfera del fantasy classico, magia, elfi, e altri componenti classici, già conosciuti. Scelta voluta, in quanto il mondo creato è così vasto e profondo che ho scelto di metterci delle componenti famigliari, per non complicare la lettura. Di innovativo, se davvero può esserci qualcosa di totalmente innovativo, possiamo dire che è l’intreccio narrativo che inizia fin dalla Prima Era, qualche migliaio di anni prima della Quinta Era, dove è ambientato il romanzo. Tutto è in qualche modo collegato, incastrato e… non continuo altrimenti dico troppo.

    ▪ Che cosa ti ha spinto a scrivere?

    Mi ha spinto in primis un’amica, amante della letteratura. Conoscendo il mio diletto nel creare mondi, personaggi e trame nei giochi di ruolo, da tavola e similari, mi ha invitato a scrivere, a farne dei romanzi. Tutto è cominciato da là. Poi ovviamente l’amore per il fantasy, attraverso Il signore degli anelli, Dungeons&Dragons e altre cose che sono arrivate dopo, hanno fatto il resto.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    In principio, mi sono ispirato alla mia sessione di D&D, durata oltre 12 anni, arrivati al livello 42. Ma poi, mano a mano che scrivevo, il tutto si è completamente discostato, sia nel mondo che nei personaggi. Hanno preso vita propria, e sono felice che sia così perché non volevo un romanzo in cui si percepisse l’influenza del gioco di ruolo, se non in piccolezze. O almeno spero che non si percepisca.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Dipende dai periodi e dalle possibilità. Se sono a casa, senza lavoro, scrivo dalla mattina fino a cena. Se lavoro, lo faccio quasi sempre nel dopo cena e un pochino prima. Però scrivo sempre con costanza, quasi tutti i giorni, impegni permettendo ovviamente.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    In realtà non molti, se non i social network, quel poco che posso. Mi affido molto alla Casa Editrice che si muove bene in molte fiere, e sostengo ogni sua iniziativa sia per i miei romanzi che per quelle di altri autori. L’insieme fa la forza, un po’ tutti non grava su nessuno a aiuta sia gli autori che la CE.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Tanti, troppi. Sto attualmente scrivendo un Dark Fantasy, appena lo finirò devo riprendere la stesura del secondo volume della saga. Poi vorrei, prima di passare al terzo volume, scrivere il secondo racconto gratuito dei Taumaturghi e un altro romanzo autoconclusivo. E poi mi fermo qui perché ho già progettato i prossimi 5 anni con due romanzi ad anno, se riuscirò a scriverli con i tempi. Ho già abbozzato tutto.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Per questo romanzo devo ringraziare Nicoletta Marrazzo, l’amica citata prima, colei che mi ha spinto a iniziare questa avventura.

    Poi la mia compagna, santa donna, paziente e comprensiva, ma come se ciò non bastasse delle volte lei ci crede più di me. Mi incoraggia, sprona e sostiene.

    Ringraziare Francesca Pace è d’obbligo, ma non perché è il boss, ma è molto di più. Con me ha una pazienza che forse solo una madre ha. Le voglio bene, ormai è assodato.
  11. .

    Miriam Palombi



    IL RESPIRO DEL DIAVOLO


    Legacy of Darkness



    Sinossi

    Il Pentacolo è stato riaperto. L’antico ordine segreto è stato ricostituito. Liza, Edward, Cheveyo, Dimitri e Tyron hanno scoperto tra le mura di Stone Temple House una realtà inattesa. Saranno costretti ad accettare la loro natura, a scendere a patti con i propri demoni e fronteggiare la prima vera battaglia sotto la guida di Galahad. Ma chi è veramente quell’uomo dal volto segnato da cicatrici di un lontano passato?Riuscirà a condurre tutti loro alla salvezza? In gioco non c’è solo la vita o la morte, ma la possibilità di dannare per sempre la propria anima.

    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all'Autrice:

    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Perché è una lettura dalle molte sfaccettature. Ci sono tanti personaggi dalle caratteristiche psicologiche molto diverse tra loro ed è facile identificarsi. Tutto condito da una vicenda avventurosa e a tinte forti.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    La saga Legacy of Darkness, nonostante abbia le connotazioni per essere definita un Dark Fantasy, è in realtà un crossover tra vari generi. Si mescolano elementi distopici e ucronici a paranormale, mistery e horror. E questo può essere un aspetto innovativo. Il richiamo alla tradizione è rappresentato dal legame con il mondo dei supereroi e dei fumetti Marvel.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    Alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” io rispondevo senza incertezza, “ La scrittrice” e sinceramente lo faccio ancora.

    Fin da piccola ho cominciato a scrivere brevi racconti, sulla scia di quelle che erano le mie letture, i film preferiti e interessi non proprio adatti alla mia età. Da sempre sono appassionata di tutto quello che concerne il “mistero”.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    La passione per la scrittura è una conseguenza della mia passione per la lettura. I racconti di Poe, di Lovecraft, di Barker, in seguito i libri di Eco, sono stati per me, una vera guida formativa. Mi sono avvicinata, così, al genere thriller e all’horror. Da cosa nascono le mie storie…Tutto parte dal concetto di “paura” e “mistero”.

    Nello specifico l’idea della Legacy of Darkness nasce da una chiacchierata, tra me e mia figlia, nel lettone di casa una domenica mattina. Si fantasticava su trame, titoli e personaggi, così come altre decine di volte, cercando di trovarne di bizzarri. Ho sempre amato il mondo Marvel dei fumetti e dei supereroi. Ma non il cavaliere “senza macchia e senza paura”, dall’armatura lucente. Eroi “oscuri” che conservano un lato umano preponderante, di solito negativo. Debolezze, vizi, fragilità. Nei miei libri il Bene e il Male non sono poi così distanti tra loro, è solo una questione di scelte, e i miei personaggi sono di continuo messi dinanzi a un bivio.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    La mia scrittura ha dei tempi giurassici. Ricerche preliminari, stesura e revisioni, portano via molto tempo. Per i racconti horror è diverso, sono sempre molto brevi e nascono di getto, sull’onda di un’idea spesso molto semplice. Niente spaventa di più della banalità.

    Annoto di continuo nuove idee, le migliori mi vengono prima di dormire, che poi cerco di sviluppare, creando trame e personaggi.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Attualmente le pubblicazioni in ebook permettono al libro di superare i limiti fisici e varcare i confini delle librerie, sperando di raggiungere un pubblico più vasto in minor tempo.

    Noi autori dobbiamo comunque impegnarci nel mantenere alta la soglia di attenzione, altrimenti i nostri titoli si perderebbero nel mare delle pubblicazioni online. Gruppi Facebook, blog legati al mondo della letteratura, e soprattutto il lavoro capillare svolto dalla casa editrice, ci aiutano in questo arduo compito.

    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei

    Sono stata molto fortunata, sulla mia strada ho incontrato una persona speciale, Francesca Pace, che ha creduto in me facendomi entrare a far parte della DZedizioni, la sua casa editrice appena sbocciata.

    In passato ho provato l’esperienza del self publishing per alcune mie antologie horror. E’ stata una scelta ponderata, una sorta di esperimento.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Con il terzo volume della saga Legacy of Darkness, che mi accingo proprio in questi giorni a iniziare, il cerchio si chiude. Abbiamo conosciuto i cinque uomini dai poteri eccezionali appartenenti all’antico ordine segreto del Pentacolo. Presto scopriremo che accanto alla realtà che tutti noi conosciamo, esiste un mondo nascosto, sovrannaturale. Ci resta solo da comprendere come tutto ciò è iniziato, scoprire le radici malate della Nuova Tecnica…e tutto sarà chiaro.

    C’è poi un’antologia horror al vaglio dell’editore. Si parlerà di Morte e Vendetta, tematiche crude che a volte ho faticato a mettere nero su bianco.

    Poi c’è un romanzo iscritto a un premio internazionale…indovinate un po’, sempre horror; affronta il tema classico della “casa maledetta”.

    Insomma credo che la direzione, ormai tracciata, in cui andrà la mia scrittura sia lastricata da incubi più o meno spaventosi.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Il primo ringraziamento va a Francesca Pace, donna e autrice speciale, e con lei ringrazio i suoi collaboratori.

    Il secondo va a mia figlia, può sembrare strano ma è con lei che discuto di trame, personaggi e titoli.

    E ovviamente ringrazio i lettori che hanno avuto modo e voglia di leggere i miei libri.
  12. .

    Maria Patavia



    TENEBRE



    Sinossi

    Una piccola città di provincia è invasa da ombre che fagocitano interi quartieri senza che gli abitanti, chiusi nel loro mondo egoistico, se ne rendano conto. La misteriosa figura di un mago è sempre presente sui luoghi in cui avvengono strani accadimenti. Di chi si tratta in realtà? Ne sarà la causa? Tenebre racconta il lato oscuro nascosto nell'ipocrisia della gente, le paure che si sdrotolano mischiando sogni che diventano incubi e una realtà in continua trasformazione. Il racconto non si basa sulla storia di un unico personaggio ma, attraverso le storie di alcuni, rispecchia le verità nascoste dell'epoca moderna che si svela attraverso la donna che subisce violenza tra le mura domestiche, l'adolescente ormai indifferente al mondo che lo circonda e perso nell'inutitilità di un videogioco, la stolker che non accetta un riufiuto, la famiglia che si riunisce per un evento importante celando odio e vecchi rancori. Le tenebre non sono i mostri che provengono da fuori ma quelli che corrodono l'animo umano dall'interno.

    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all'Autrice

    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Nell'oscurità delle mie pagine si cela il mio mondo interiore, la bambina spaurita, che fugge dai mostri alla ricerca della luce. Credo che ognuno abbia in sè una parte infantile che vorrebbe scacciare il lato oscuro per vivere a pieno i colori della luce quindi è semplice lasciarsi scivolare in quel mondo vivendo le proprie paure per poi esorcizzarle.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Ho letto sempre tantissimo sin da bambina e già da ragazza mi sono appassionata ai maestri dell' horror partendo dai classici, Poe, Baudelaire, Verlaine, per poi passare ai contemporanei, primo tra tutti il maestro Stephen King. Non posso prescindere dalla mia cultura letteraria e mi ispiro particolarmente a King nelle mie creazioni. Di innovativo credo di aver aggiunto una trama che vede non un'unica storia ma più racconti legati dai personaggi che si incrociano, anche solo per un attimo, lasciando che il successivo si racconti.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    E' una passione che ho sempre avuto, sin da piccola quando scrivevo racconti che leggevo poi alle mie amichette, ma ho dovuto mettere da parte. In passato ho scritto articoli per alcuni giornali e riviste, sognavo di diventare giornalista.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    "Tenebre" rappresenta un percorso di riscatto interiore verso coloro che hanno cercato di annientare la mia voglia di sognare ancora e di un mondo sempre più perso e degradato.

    ▪ Quando scrivi? E come? In modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Non credo che esista un "momento giusto" per scrivere, è impulso, ispirazione. Sicuramente, soffrendo di insonnia, sfrutto di più le ore notturne. In ogni caso ho sempre con me un taccuino e una penna in modo tale da prendere appunti quando mi viene un'idea o vedo una situazione o una persona interessante che potrei utilizzare. Scrivo subito le mie sensazioni per non rischiare di perdere il momento.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di
    strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Non posso rispondere a questa domanda essendo il mio libro ancora in uscita. Sicuramente confido nelle scelte della mia casa editrice e sarò presente il più possibile agli eventi promozionali per poterne parlare con possibili lettori e userò molto i social per farlo conoscere.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Ho in mente un altro viaggio tra gli abissi del terrore ma è ancora un progetto e preferisco non anticipare nulla.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Sicuramente i miei amici, in particolare Stefania che è stata colei che più mi ha incoraggiata a riprendere la mia passione per la scrittura e Ilyan che mi supporta anche nella parte pratica. Entrambi mi sostengono e mi consigliano nella fase di creazione.
  13. .

    Juri Casati



    AMERICA NOTTE


    L'America di notte è un altro paese



    Sinossi

    Il libro è una raccolta di cinque racconti.

    Strani reperti vengono portati alla luce nella miniera di Frink, dove un misterioso morbo colpisce i minatori portandoli alla follia; un reduce del Vietnam che gira per l'America per dimenticare il proprio passato s'imbatte in un fantasma che gli chiede un grosso favore; un vampiro fa la sua comparsa in un villaggio dell'Idaho così come aveva previsto un'antica leggenda locale; il figlio di un celebre mago viene messo a conoscenza dei terribili esperimenti del padre; un ragazzo inseguito da dodici anni da un uomo senza una mano torna nel New England per distruggere le formule magiche del patrigno. Cinque racconti neri, cinque declinazioni del male che hanno unico sfondo la terra di Poe, di Lovecraft, di King: gli Stati Uniti d'America.

    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all'Autore:



    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Penso che il lettore adatto al mio libro sia quello interessato a farsi raccontare delle storie e a perdersi un po' nelle atmosfere gotiche e dark.

    ▪ Che cosa c'è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Io vedo la mia opera molto in continuità con la classica tradizione dell'horror americano: Poe, Lovecraf e King. L'innovazione sta nel fatto di aver voluto mettersi alla prova nello stesso libro con lo stile e le tematiche specifiche di ognuno di questi tre grandi autori.

    ▪ Che cosa ti ha spinto a scrivere?

    La voglia di raccontare e la voglia di provocare stupore con i miei racconti.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Per quanto riguarda le fonti, ne ho già parlato: è la rande letteratura horror americana. L'ispirazione dei vari racconti è avvenuta un po' alla volta nel corso degli ultimi due anni. Non c'è stato un momento preciso.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Parto con un'idea forte, un flash diciamo così, e poi costruisco una storia attorno a questa idea. Il lavoro metodico viene dopo, molto dopo. Lavoro di sera, ma soprattutto nei fine settimana.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato - e usi - per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Per ciò che ho scritto in passato ho utilizzato molto i social e il passaparola.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Ho in cantiere un libro di vampiri. Non voglio dire di più.

    ▪ Tre persone da ringraziare:

    I miei genitori e mio fratello, perché mi sono stati vicini nei momenti difficili.
  14. .

    Francesca Pace



    The Hybrid's Legacy Saga




    Con immenso piacere vi invito a leggere la Dark Intervista alla fantastica Francesca Pace!

    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all'Autrice:

    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Che domandona, partiamo col botto!

    Quando racconto la storia di Emma, mi piace descriverla come un romanzo che parla di cambiamento e crescita.
    Il personaggio della protagonista si evolve, passando da una giovane donna smarrita e confusa al momento della scoperta della sua diversità, per divenire una principessa coraggiosa che si ama e apprezza molto di sè, anche le sue debolezze.

    Quindi direi che lo si deve leggere se si ha voglia di un racconto in cui i protagonisti non sono infallibili, ma sono tenaci e si rialzano ogni volta che cadono.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Di certo l’elemento innovativo è l’utilizzo della figura dell’ibrido. Emma è per metà strega e per metà vampiro per diritto di nascita.

    Legata alla tradizione classica, mi piace pensare, la scelta di un ambientazione gotica e l’utilizzo della figura del vampiro un poco old style.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    La voglia di raccontare a mia figlia, Emma, il modo in cui io vedo il mondo in un momento particolare della mia vita in cui la mia salute mi ha messa in seria difficoltà.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Certo non è un progetto pensato, maturato, sofferto. Sinceramente stavo guardando una serie in tv e mi sono detta "Io lo avrei scritto diverso questo passaggio". A questo aggiungi che avevo una voglia matta di raccontare a mia figlia una storia, una di quelle belle, di sentimento e valori la cui protagonista è una bella principessa coraggiosa come quelle che piacciono tanto a lei ed eccomi lì, con il pc davanti a far uscire parole su parole. In un pomeriggio il primo capitolo era finito, ed era bello, non ci credevo nemmeno io.

    L’ispirazione me l’ha data la mia vita, i miei amici e mia figlia!

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Ultimamente non scrivo molto, quasi nulla, sono molto presa dalla ce, la DZ edizioni di cui sono il direttore editoriale. ho un paio di progetti “parcheggiati” che vorrei riprendere. Diciamo che quando scrivo non ho orari, mi adatto a quelli dei bimbi e del lavoro e certamente non mi organizzo…mai! Scrivo di getto e improvviso molto.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    So che chi mi conosce e conosce la mia storia personale capirà la mia scelta nessuno ne avrà a male, ma io ringrazio Andrea!
  15. .

    Jordan River



    DAANAN





    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all’Autore:


    ▪ Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?


    Principalmente perché apprezza il fantasy. E' un libro dove si miscelano alcuni elementi classici, altri ne rivisitano gli stereotipi, altri ancora sono originali.
    Tuttavia è la trama il punto sul quale ho puntato la mia attenzione: ho cercato di creare un intreccio che giocasse onestamente con il Lettore, lasciando gli indizi lungo la strada per gli amanti dell'intrigo. Al tempo stesso le linee narrative sono limitate, per privilegiare una più immediata lettura.


    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?


    Gli amanti del genere troveranno i capisaldi del genere: il confronto tra razza umana e razze non-umane, avventura, la magia, battaglie di massa e duelli.

    Al tempo stesso, un corposo lavoro di world-building ha portato a rivisitare le razze non-umane, creare un mondo originale e coerente, la magia è qualcosa di sottinteso e quasi impalpabile, perchè troppo pericolosa per chi non la sa utilizzare.

    Che cosa ti ha spinto a scrivere?

    Anni e anni di lettura. Penso che scrivere richieda una profonda cultura letteraria, dai classici ai moderni e con molti generi trasversali. Ovvero non leggere un unico genere (il fantasy) per esempio, ma anche altri generi. Per il mio world-building ho letto libri di scuola di geografia, per fare un esempio. Da ogni testo c'è da imparare. Per scrivere. Di più e meglio.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Una retrocultura fantasy ha dato lo scheletro alla creazione della storia. Poi ci sono voluti anni di lavoro a un gioco di ruolo che avrebbe dovuto vedere la luce. In quell'occasione, scrissi l'ambientazione da zero e i personaggi realmente esistenti hanno preso vita tra le mie righe. Forse per questo è tutto così credibile: il mondo ha richiesto uno studio che ha richiesto mesi di elaborazione, mentre i personaggi venivano interpretati in gioco ed assumevano spesso e coerenza.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    I tempi dedicati alla scrittura sono sempre ristretti e discontinui. Ho avuto la fortuna di poter interloquire brevemente con Jane Espenson, sceneggiatrice americana, che mi ha insegnato una tecnica che con me ha funzionato parecchio. Lei la chiama 1 Hour Focus (se ben ricordo): per un'ora esiste solo il testo davanti ai tuoi occhi. Zero cellulare, zero pc, zero social, zero tutto. Solo tu e il tuo testo. Questo per quanto riguarda il la redazione del testo vera e propria.
    Per il resto, l'organizzazione del materiale è… maniacale. Storyboard sull'armadio, peggio che Sherlock Holmes nel secondo film di Guy Ritchie.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Principalmente promuovo su Facebook, partecipando alle attività di gruppi di settore. Quindi la condivisione di estratti, cover, immagini, idee, gare diventa importante. Il social marketing è complesso e bisogna vere mille occhi, tuttavia imprescindibile ai tempi moderni.
    Se pensiamo che la mia Casa Editrice è stata individuata proprio grazie ad un adeguato social marketing, penso che prendere spunto da esempi positivi sia una scelta vincente.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Intanto promuovere adeguatamente il mio libro di esordio, che penso possa darmi una prima misura di quanto possa interessare e piacere ad un pubblico di appassionati.
    Oltre a questo, posso dire che il lavoro sul 2° volume è a boun punto.
    Dopo averne parlato con Francesca Pace, sto anche scrivendo una raccolta di racconti autoconclusivi a sfondo soprannaturale che condividono la medesima ambientazione. L'idea sembra originale rispetto all'offerta di settore, quindi ci puntiamo e vediamo.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Devo ringraziare i tre Numi Tutelari che hanno preso a cuore questo mio progetto.

    Francesca Pace, l'Editrice della Dark Zone che ha permesso a Daanan di uscire dal cassetto e prendere vita tra le nostre mani. Dico nostre, perché senza di lei il mio manoscritto sarebbe rimasto quello che era: un'opera elementare e grezza. Ora è ben altro.

    Stefano Mancini, il mio Editor. Non è mio in esclusiva, ma farei carte false per essere editato da lui. Serio, professionale, comprensivo e con la capacità magica di condurti a capire il perché delle cose. Ho trascorso 10 giorni di editing magici, dove ho visto il mio testo evolvere da pupa a farfalla.

    Antonello Venditti, il mio Illustratore. L'altro stregone che, insieme a Mancini, ha dato vita alle mie creature. Un talento, un prodigio, al quale è stato dato il dono unico di rendere su tela ciò che leggono. Anche nella mente dell'Autore. Perché non sarebbe possibile altrimenti riuscire a ricreare così fedelmente quanto richiesto.
217 replies since 10/10/2013
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