Olimpia E. Petruzzella

Dark Intervista

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Admin

    Group
    Administrator
    Posts
    270

    Status

    Olimpia E. Petruzzella



    Il peso delle parole



    Dark Intervista



    Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?

    Ciao! Innanzitutto grazie per questa intervista! Perché dovrebbero leggermi? Perché le storie che racconto sono storie di tutti i giorni (o quasi). Perché ci si può riconoscere. Perché Diana, la protagonista, potrebbe essere la vostra migliore amica, la vostra vicina di casa, la persona in fila dietro di voi alla cassa del supermercato… Potrebbe persino essere voi. E lo stesso discorso vale per gli altri personaggi.
    Inoltre, indago molto le relazioni interpersonali e, per questo, il mio libro è composto dalle storie di sei personaggi, che si intrecciano. E sviluppo anche rapporti di coppia ancora poco esplorati e poco pubblicizzati dalla narrativa italiana contemporanea, come la coppia omosessuale sposata.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Elementi di continuità sono sicuramente i temi cardine del romanzo, ovvero l’amicizia e l’amore, l’uso di alcuni cliché (che cerco però di reinterpretare in qualche modo) e lo spazio dedicato a ciascun personaggio: trattandosi di un romanzo corale, nessuno prevalica troppo sugli altri, nemmeno Diana, che identifico come protagonista perché collega tutte le altre storyline.
    L’innovazione nella mia storia è – credo – nei dialoghi, che sono poco edulcorati perché vogliono essere realistici e, quindi, riflettere quello che è il linguaggio utilizzato nel parlato negli ultimi anni.
    Inoltre non molto comune è anche il modo in cui affronto il tema dell’omosessualità. Di solito, da quello che vedo, nella narrativa contemporanea viene o inserito in maniera marginale per “fare rappresentazione” – quasi come se fosse un obbligo –, o in pubblicazioni che trattano solo quella tematica e che diventano, proprio per questo, settoriali.
    Io l’ho inserito in una storia complessiva, in cui ci sono anche altri tipi di relazioni amorose, e ho deciso di affrontarlo senza parlare di coming out o di discriminazione, ma piuttosto mettendo in luce la quotidianità e quindi la normalità di questo tipo di rapporto.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    Ho iniziato a scrivere intorno ai 6-7 anni perché volevo essere Jo di Piccole Donne e quindi fare quello che faceva lei. Portavo i capelli corti, correvo veloce, leggevo tanto e scrivevo.
    È stato poi durante l’adolescenza che ho iniziato a sentire il bisogno di scrivere seriamente, di dar vita a personaggi e storie. Credo che mi abbia spinta un profondo disagio che sentivo in quel periodo, specie quando ero in classe, e che mi faceva desiderare di vivere altre vite, di trovarmi in altri posti.
    Certo, i libri che leggevo già mi davano in parte tutto questo, ma non mi bastava essere solo una spettatrice, volevo anche essere parte attiva di questo processo. E così mi ritagliavo un po’ di tempo per scrivere, nonostante i compiti, il violino, le letture e la vita sociale.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    La storia è nata dalla voglia di raccontare il rapporto tra un uomo e una donna che si trovano a dividere una casa come coinquilini. L’intenzione era quella di mettere in luce come può esserci solo un’amicizia anche tra due persone del sesso opposto, senza nessuna implicazione di tipo romantico o sessuale. Nonostante si possano verificare anche situazioni da “cliché romantico”.
    Devo ammettere che poi la storia è cambiata in corso d’opera ed è diventata più complessa di così, però questo aspetto è comunque rimasto nei personaggi di Sean e Vanessa.
    Fonti di ispirazioni sono stati sicuramente i libri corali con cui sono cresciuta, come Piccole donne, ad esempio, e i libri di Jane Austen, in cui c’è una profonda analisi dell’animo umano e delle relazione interpersonali.
    Poi, nonostante non sia un giallo, ho comunque tratto ispirazione dal personaggio di Sherlock Holmes e dalla serie tv Sherlock: in modo particolare, dal modo in cui Steven Moffat e Mark Gatiss raccontano le loro storie.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Sono molto organizzata per quanto riguarda la gestione della storia, mentre per la scrittura in sé sono più discontinua. In realtà ci provo a darmi degli orari, ma finisce quasi sempre che in quei momenti scrivo solo un rigo e poi magari due ore dopo scrivo un’intera scena.
    Comunque ormai scrivo tutti i giorni, anche se non sempre narrativa.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi – per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

    Questo è il mio primo romanzo e mi sto iniziando a muovere adesso per pubblicizzarlo. Cerco di essere molto attiva su Facebook e Instagram, di partecipare alle attività sui gruppi dedicati ai libri e agli autori emergenti, non solo “spammando” il romanzo, ma anche partecipando alle discussioni e facendomi conoscere come persona.
    Inoltre, su Wattpad sta uscendo una serie di 6 racconti dedicati ai 6 personaggi principali del romanzo. La lettura di questi racconti non è essenziale per capire la storia del romanzo, sono un di più, un regalo che ho voluto fare ai miei potenziali lettori, sperando anche che si affezionino a questi personaggi e si incuriosiscano tanto da voler poi leggere il romanzo.
    Poi propongo estratti, aesthetic dei personaggi, card del romanzo (questi ultimi realizzati dalla bravissima Donatella Ceglie!) per cercare di stuzzicare la curiosità.

    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei

    Non ho scelto il self non perché sia contraria (anzi, ritengo che sia una validissima scelta quando fatta con cognizione di causa!), ma perché non la ritengo, almeno per il momento (sono del parere che “mai dire mai”), la strada adatta a me.
    Tra l’altro la mia fortuna è di aver incontrato sul mio cammino la Dark Zone, giovane e dinamica casa editrice, che non ha paura di niente e non si ferma mai! Potevo non rivolgermi a loro, quindi? Ho mandato il mio romanzo in valutazione e ancora non ho superato l’emozione dell’aver ricevuto una risposta positiva!

    ▪ Progetti per il futuro?

    Al momento sto riscrivendo quello che era il mio primo romanzo, cercando di renderlo pubblicabile. Vi anticipo solo che si tratta di un romance. Poi sto lavorando a una sitcom con una mia collega e a una text!story (ovvero una storia fatta solo di messaggi) con una cara amica.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Solo tre? Questa è la domanda più difficile! Sicuramente Lucia, che ha vissuto questa storia insieme a me. Non a caso la definisco la madrina de Il Peso delle Parole.
    Stefano Mancini, che ha scelto la mia storia e mi ha davvero supportato fin dall’inizio. L’editing con lui, poi, è stata un’esperienza meravigliosa!
    E poi, ovviamente, ‘mamma Dark’, Francesca Pace, perché non sarei qui se lei non avesse avuto la forza di creare la Dark Zone!
     
    Top
    .
0 replies since 16/5/2018, 21:43   169 views
  Share  
.