Miriam Mastrovito

The Dark Zone - Dark Intervista

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    Reborn



    Miriam Mastrovito



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    Sinossi

    Da quando ha perso il marito Andrea e la figlia Martina in un incidente stradale, Elga non è più la stessa. Si è isolata dal mondo e vive di ricordi. Il suo unico diversivo è rappresentato dalle bambole reborn che crea per mestiere.
    Il 9 settembre 2013, giorno in cui Martina avrebbe compiuto dieci anni, Elga realizza per lei una bambola, come avrebbe fatto se fosse stata ancora viva. A sera, la sistema nella cameretta, che ha lasciato intatta dal giorno della sua morte, celebrando così quella ricorrenza speciale.
    La mattina dopo viene accolta da una strana sorpresa: una bambina che non conosce si è intrufolata in casa. Sembra avere la stessa età di sua figlia ma non le somiglia per niente.
    Rea − questo il suo nome − sostiene, invece, che Elga sia proprio la sua mamma ed è la stessa cosa che affermano tutti in paese.
    Quale la verità?
    Per scoprirla la donna potrà contare solo su Iuri, giovane impiegato delle Onoranze funebri nonché stalker che da tempo la tormenta.
    Sarà l’inizio di uno strano viaggio che la condurrà al confine tra i mondi, lì dove regna il mistero e la Morte non è che l’inizio di una vita oltre.

    Dark Intervista



    Lasciamo la parola all'Autrice:

    ▪ Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro?

    Per dare una sbirciatina oltre il velo che separa i mondi e scoprire cosa potrebbe accadere dopo la morte… certo, è solo una possibilità.

    ▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

    Reborn è un new gothic, come tale si ispira alla tradizione, riprendendo le atmosfere e le tematiche tipiche del romanzo gotico (il paranormale, il binomio amore/morte, l’ambiguità dei personaggi, le ambientazioni dark…) ma le traspone in un contesto contemporaneo.

    ▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?

    Il mistero della morte mi affascina da sempre, da anni covavo il desiderio di scrivere un’opera che proponesse la mia personale visione dell’aldilà. Quando una bimba, che non ho mai conosciuto in questa vita, ha cominciato a farmi visita in sogno chiedendomi con insistenza di essere raccontata, ho capito che era giunto il momento di dar seguito a questo mio vecchio proposito. Reborn nasce dal duplice intento di lasciare al mondo un mio testamento spirituale e di far felice la piccola Rea.

    ▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

    Reborn è nato da una serie di sogni lucidi, o apparizioni se preferite, di cui sono stata (e sono tuttora protagonista).
    Qualche anno fa ho cominciato a sognare/vedere una bambina che non ho mai conosciuto in questa vita. Da questi incontri ho ricavato alcune informazioni sul suo conto e la sensazione che, oltre alla mia compagnia e al mio affetto, desiderasse che facessi qualcosa per lei.
    Mi sono interrogata a lungo in proposito. Cosa mai avrei potuto fare per rendermi utile o farla felice? Perché proprio io?
    Un giorno mi sono ritrovata seduta, come di consueto, al mio pc, davanti al file del romanzo a cui avevo cominciato a lavorare da poco, e d’improvviso ho compreso.
    Scrivere, bene o male, è una delle poche cose che so fare, di certo l’attività a cui mi dedico con maggior passione. Se la bambina aveva scelto me, non poteva che essere per questo. Probabilmente desiderava affidarmi la sua storia perché la scrivessi e la condividessi.
    Non so se ho interpretato correttamente il suo volere oppure ho solo dato un senso al mio bisogno di scrivere in un momento di grande incertezza sul mio percorso letterario. Forse non lo saprò mai. Fatto sta che ho accantonato il progetto in corso, mi sono posta in ascolto e ho cominciato a scrivere Reborn.

    ▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

    Sono moglie, mamma, lavoro come editor e gestisco due lit-blog. Dovendo dare priorità alla famiglia e alle attività che mi consentono un guadagno dignitoso, purtroppo la scrittura è relegata ai ritagli di tempo. Scrivo ogni volta che posso, anche se il mio sogno sarebbe poterlo fare a tempo pieno.

    ▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?


    Premesso che non sono affatto brava a promuovermi e che mi sento molto più a mio agio nel pubblicizzare i libri degli altri, in veste di blogger, mi sono affidata completamente al web, sfruttando tutte le occasioni che, di volta in volta, mi si presentavano: blogtour, giveaway, articoli e interviste sui lit-blog, promozione sui social network e nei gruppi dedicati di FB…



    ▪ (perché la scelta del self publishing?) se lo sei

    Ho esordito pubblicando con editori tradizionali, l’ho fatto più di una volta. Pur avendo ottenuto contratti con editori assolutamente free (non ho speso nemmeno un centesimo per pubblicare, né mi è stato imposto l’acquisto di una sola copia), le mie esperienze si sono rivelate molto deludenti, per motivi che non sto qui a sviscerare. In sintesi posso dire che quella del self publishing è soprattutto una scelta di libertà. Ho voluto riappropriarmi della libertà di cui l’editoria tradizionale mi aveva privata.

    ▪ Progetti per il futuro?

    Ho diverse idee in cantiere e ho quasi ultimato di scrivere un nuovo romanzo che pubblicherò a breve, anche se sotto pseudonimo.

    ▪ Tre persone da ringraziare

    Mio marito, Giuseppe, perché crede in me, mi supporta (e mi sopporta) sempre, pur non amando assolutamente la lettura.
    Mia figlia Sara, perché anche lei crede in me e mi incoraggia sempre. Oltre che mia segreta musa ispiratrice, è anche la mia prima lettrice, qualsiasi cosa scriva.
    La carissima amica, nonché beta reader, che chiamerò Calien perché è tanto umile e schiva da non volere che riveli il suo vero nome. Una fatina che mi legge e corregge e mi risolleva il morale nei momenti di sconforto, spronandomi a non mollare mai.
     
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